Quando ero adolescente la mia voglia di “essere visto” mi portava a pensare che mentre camminavo per il paese, andavo a scuola, facevo i compiti, ci fossero delle telecamere invisibili che puntavano su di me e che, come in “Truman Show”, io fossi il protagonista della mia vita e, proprio per questo motivo, dovessi recitare e attenermi ad un copione per fare in modo che il pubblico alla fine del film non uscisse scontento dalla sala.
A distanza di molti anni ho capito perché mi raccontavo tutto questo (ma non ne parlerò qui!) e nel ripensarlo mi viene in mente un concetto a cui sono molto legato che fa parte del mio approccio terapeutico, il Copione: “un piano di vita inconscio. Basato su una scelta presa nell’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli eventi successivi e che culmina in una scelta definitiva”
(Berne, 1961, p. 272).
Tale scelta viene adottata come quella migliore a partire dai messaggi (detti messaggi di copione) che da bambini percepiamo nel percorso di crescita. Questi messaggi possono essere divisi in Ingiunzioni (e corrispondenti permessi) e Controingiunzioni. Le Ingiunzioni sono i messaggi di proibizione o di permesso che abbiamo percepito in una fase molto precoce o preverbale della nostra vita e quindi attuati in modo non verbale, provenienti dallo Stato dell’Io* Bambino dei nostri genitori. Le Controingiunzioni vengono trasmesse a partire dallo Stato dell’Io Genitore nel genitore a livello verbale e vengono codificate come comandi a cui è bene obbedire.
Costriuamo la vita interpretando il nostro Copione! Quello che abbiamo scelto per noi, per poter sopravvivere.**
Le decisioni di copione che abbiamo preso nell’infanzia non ci sono piovute dal cielo, ma le abbiamo decise, le abbiamo vagliate con attenzione, abbiamo visto negli altri le risposte comportamentali e verbali alle nostre azioni, dopodiché abbiamo optato per quei comportamenti attraverso i quali avremmo conquistato più “carezze” possibili. Come tutti i cuccioli animali all’inizio della nostra vita siamo andati immediatamente alla ricerca di quelle cure che abbiamo intuito sarebbero state fondamentali per la nostra sopravvivenza. Durante l’Infanzia abbiamo gettato le basi per il nostro adattamento futuro, abbiamo rischiato e in molti casi abbiamo vinto (nel senso che siamo arrivati ad essere grandi), ma in quanti possiamo dire che diventare grandi sia stato per noi un successo?
In breve: cosa succede e perché decidiamo di avere un certo tipo di Copione e di portarlo avanti nella vita?
Da bambini cerchiamo la soddisfazione ai nostri bisogni. Abbiamo fame? Vogliamo mangiare. Se ci riempiamo la pancia allora va tutto bene, ma se il bisogno non viene soddisfatto la soppressione dei sentimenti del bambino produce un’esperienza emotiva incompleta. A questo punto, noi bambini, proviamo a dare compimento a tale esperienza tramite un processo cognitivo tuttavia, ciò che ne consegue è un’esperienza bloccata, ancora non completa che va a comporre il Nucleo delle Convinzioni di copione (decisioni di base circa sé stessi, gli altri e la qualità della vita). Una volta adottate tali Convinzioni, espresse in termini concreti, aderenti al livello di pensiero di cui un bambino è capace (Piaget, 1952), influenzano la partecipazione alle esperienze, la loro interpretazione e la loro significatività per l’individuo. Durante la crescita aggiungiamo a queste Convinzioni di Copione i Ricordi di Rinforzo (ricordi dell’esperienza vissuta) che rielaborano e confermano le Convinzioni di base del Copione. ***
Se i nostri Ricordi di Rinforzo (che per inciso possiamo scegliere tra una vasta gamma) ci dicono che per mangiare abbiamo bisogno di piangere a squarciagola ferendoci la laringe perché solo così otterremo quello che vogliamo, da grandi che faremo nel momento in cui si presenterà un’occasione simile in cui vogliamo soddisfare la nostra fame?
Se decidiamo che va bene così, allora Zerocalcare, citato nella foto, ha ragione: nessuno guarisce dalla propria Infanzia. Ma se decidiamo che vogliamo vivere in maniera diversa allora possiamo darci noi il permesso di puntare al cambiamento, ovvero “l’uscita dal copione e la conquista dell’autonomia” (Berne, 1964).
Ogni persona possiede le potenzialità di crescita ed autorealizzazione che sono strettamente legate al cambiamento.
L’autonomia si conquista quando si recupera la capacità e la spontaneità di stare in contatto con il qui e ora dell’esperienza attuale e di agire liberamente da uno degli SDI, senza influenzarsi con ricordi di permessi e negazioni. Quando si è capaci di condividere emozioni autentiche con un altra persona e quando si utilizzano i sensi per per essere consapevole di quello che si sperimenta (Stewart e Joines, 1990).
E tu, che vuoi fare?
* Parlo degli Stati dell’Io con una piccola spiegazione qui
** Esistono diversi tipi di Copione, i più famosi sono Vincente, Perdente, Banale.
*** tutto questo fa riferimento al più vasto e complesso Sistema Ricatto. Tornerò sull’argomento in un’altra riflessione
BERNE E. (1961), Analisi Transazionale e psicoterapia. Un sistema di psichiatria sociale ed individuale. Edizione 1971, Astrolabio, Roma.
BIANCHINI S., SCILLIGO P. (a cura di) (1991). I premi Eric Berne. IFREP, Roma.
ERSKINE R. G., ZALCMAN M. (1985) Sistema ricatto. Un modello per l’analisi del ricatto. Neopsiche, 3 (5). Traduzione di Susanna Ligabue
PIAGET J., (1952) The Origins of Intelligence in Children, International University press, New York, trad. It. (1968) L’Origine dell’Intelligenza nel Bambino,, Giunti-Barbera – Firenze.
Il titolo della riflessione è liberamente tratto dal brano di Vasco Rossi “Un gran bel film” contenuto nell’album “Nessun pericolo per te”, 1996, EMI.
La foto è stata scattata a Tagliacozzo (AQ), sulla strada che attraversa il paese vecchio.